PENSIONI, VITALIZI AI PARENTI DEGLI IMMIGRATI, ANCHE SE NON LAVORANO NÉ VIVONO IN ITALIA

LA LEGGE FORNERO PER QUALCUNO NON VALE – Per spiegare quanto sia assurdo questo Paese proviamo a raccontare una favola, con tanto di morale. Le protagoniste sono due donne, entrambe avanti con gli anni. La prima signora è nata in Italia, ha lavorato e pagato i contributi qui. Poi è andata in pensione e dopo qualche tempo si è trasferita all’Estero. Per la precisione ad Hammamet, in Tunisia, dove la vita costa meno, e i bassi prezzi le consentono di sopravvivere più dignitosamente di quanto il suo risicato assegno mensile le permetterebbe di fare in Italia.

Pensioni, vitalizi ai parenti degli immigrati

Tra l’altro questa donna, quando deve farsi curare, si rivolge alla sanità tunisina, dunque non grava sulle casse pubbliche italiane. Eppure – notizia di pochi giorni fa – il presidente dell’Inps Tito Boeri, per raschiare il fondo del barile, vorrebbe tagliare la pensione della nostra nonnina, e di tanti altri nelle sue condizioni. 

Poi c’è la seconda signora. Ha 65 anni, è nata ad Hammamet, non ha mai vissuto in Italia e non ha versato un euro di contributi nel nostro Paese. Un bel giorno ha deciso di trasferisi nella Penisola, e lo ha fatto regolarmente, perché suo figlio (a sua volta emigrato qui anni prima) ha fatto richiesta di ricongiungimento familiare. Bene, questa signora ha la possibilità di ricevere dallo Stato italiano una pensione di circa 450 euro al mese. Ed ecco la morale: l’italiana che vive all’estero viene mazziata. La straniera che si trasferisce in Italia viene gentilmente omaggiata di un assegno. 

Come è possibile? Lo spiega il sito dell’Inps: grazie all’«assegno sociale», quello che una volta si chiamava «pensione sociale». Possono farne richiesta gli stranieri extracomunitari, lavoratori e non. Ne hanno diritto per loro stessi, ma soprattutto possono richiederlo per i loro parenti, e qui sta l’assurdità maggiore. 

Nei fatti, un immigrato, per avere l’assegno, deve aver compiuto «65 anni e 3 mesi di età» e trovarsi in uno «stato di bisogno economico». Poi, gli basta avere un famigliare che sia titolare del «permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo» e abbia «residenza effettiva, stabile e continuativa per almeno 10 anni nel territorio nazionale». Rispettate queste condizioni, il gioco è fatto: lo Stato gli elargirà una pensione di 448,51 euro mensili per 13 mensilità (cifra aggiornata a inizio 2015). Più o meno è l’importo di una pensione minima di un lavoratore italiano. Solo che lo straniero non ha lavorato né versato contributi qui. 
Non solo: grazie alla Fornero, gli italiani ora vanno in pensione a 66 anni e 3 mesi. Gli stranieri, invece, possono ricevere i soldi un anno prima. Riepilogando: un immigrato, tramite il ricongiungimento, può far venire in Italia i suoi parenti (per esempio i suoi genitori). Costoro ottengono la residenza e in breve tempo possono avere la pensione sociale, anche se non hanno pagato un centesimo di contributi. 

L’anno scorso, gli stranieri over 65 che hanno ricevuto l’assegno sociale sono stati 55.930, per una spesa totale di 327 milioni e 190 mila euro. Una cifra altissima, se si tiene conto che viene elargita a gente che non ha contribuito in alcun modo al benessere del nostro Paese. Una cifra vergognosa, se si pensa che molte delle persone beneficiarie dell’assegno sociale non risiedono nemmeno qui, bensì nei loro Paesi d’origine. 

In teoria, la legge pone una condizione: chi riceve la pensione non può trascorre più di un mese fuori dall’Italia, pena la sospensione (e dopo un anno di assenza, dovrebbe scattare la revoca). Ma qui entrano in gioco le truffe vere e proprie. Le forze dell’ordine ne hanno smascherate una marea un po’ ovunque, dal Piemonte all’Emilia, dal Veneto al Friuli al Lazio. Funzionano tutte allo stesso modo: gli immigrati fanno il ricongiungimento famigliare, i parenti arrivano, richiedono la pensione sociale, la ottengono e poi se ne tornano a casa, dove campano con agiatezza, indisturbati. Un esempio concreto è quello raccontato da Cristina Scanu, giornalista de La Gabbia, su La7. A Montesilvano (Pescara), una donna ucraina è stata arrestata pochi mesi fa perché gestiva un giro di prostituzione parecchio redditizio.

Costei – grazie al ricongiungimento famigliare – aveva fatto ottenere l’assegno sociale ai suoi genitori. Appena ricevuta la pensione, i due hanno fatto rientro in Ucraina e nessuno se n’è accorto. Perché l’Inps, semplicemente, non ha gli strumenti per controllare. Risultato: i genitori della donna hanno incassato – dal 2008 al 2015 – quasi 69mila euro dei contribuenti italiani. Non solo elargiamo soldi agli stranieri che potrebbero farsi mantenere dai loro Paesi, ma ci facciamo pure truffare. Gli italiani vengono esodati, gli immigrati mantenuti. Fine della favola.

di Francesco Borgonovo

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Inoltre, non richiede né percepisce contributi pubblici per l’editoria. Pertanto non può considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001.
error

Segui Faro Network sui social