CAMPANIA, EMERGENZA CHOC: METTONO AMIANTO NEI RIFIUTI PER FAR SOLDI

Il business dei rifiuti in Campania non dorme mai. Ma la convinzione, a differenza “dell’invisibilità” del business dei rifiuti che si muove nel resto d’Italia, è consolidata dalle capacità di indagine degli inquirenti meridionali.

Campania, emergenza choc

Ancora in una fase preliminare ma già calda come brace è la nuova inchiesta a cui stanno lavorando i carabineri del Noe e la Procura di Napoli di Gianni Melillo e l’aggiunto Luigi Frunzio. Gli inquirenti hanno messo a segno decine di sequestri in Comuni e stazioni appaltanti, stanno indagando per traffico di rifiuti e turbativa d’asta in relazione ad appalti preconfezionati a monte e che vengono gestiti sempre dagli stessi soggetti ma anche con nuove “invenzioni”.

Un rete complessa e capillare ma fatta di innumerevoli rivoli che controlla tra Napoli e Caserta, zona diventata famosa in tutto il mondo per il problema rifiuti, una buona fetta del sistema. Il settore rifiuti italiano ha un valore che si aggira intorno agli 11 miliardi di euro ma è soprattutto la morsa che stritola città del centro sud come Roma e Napoli che grazie alle proprie inefficienze riescono a “far fare cassa a qualcun altro”, enti pubblici e privati del centro nord e d’Europa.

La nuova indagine della Procura campana si è mossa tra il capoluogo e la provincia di Caserta, (nei Comuni di Casandrino Sant’Arpino, Casalnuovo, Recale) scovando tra appalti preconfezionati in serie, pilotati e soldi facili per un importo complessivo che supera i 150 milioni di euro, anche altri sotterfugi per far lievitare gli importi dei lavori. Come quando un imprenditore del settore consiglia di mettere l’amianto nei terreni in cui le sue aziende sono pagate poi per rimuoverlo. L’imprenditore Carlo Savoia avrebbe rimproverato un collaboratore di non aver capito che si procede proprio così.

I carabinieri del Noe hanno depositato un’informativa dopo le perquisizioni scattate alla fine di novembre. Negli atti compaiono le società di Savoia, amministratore unico della Xeco srl, per conto di Campania servizi e ambiente per Lusciano (Caserta), Quarto (Napoli) e per il mercato ortofrutticolo di Giugliano (Napoli). Un sistema che usa l’amianto come inquinante addizionale da immettere nei rifiuti, per riuscire ad avere somme ingenti poi per rimuoverlo, non è cosa da poco.

Certo i sequestri e le informative della polizia giudiziaria non sono una condanna e si immagina che i soggetti coinvolti a vario titolo nella vicenda sapranno chiarire il senso delle frasi ascoltate nelle intercettazione, al fine di discolparsi e dimostrare la propria correttezza. Così come gli inquirenti trovare altri riscontri, dato che agli atti questi risultano ancora non rivelati. Gli avvocati del caso sono all’opera da giorni ma il quadro di lavoro di chi indaga appare oltremodo inquietante.

L’indagine si è concentrata anche su una gara da 9,4 milioni, per il trasporto di rifiuti provenienti da stabilimenti di tritovagliatura e imballaggio, bandita dalla società provinciale Sapna nel 2017, la s.p.a il cui capitale sociale è interamente partecipato dalla Città Metropolitana di Napoli. Secondo i carabinieri il bando sarebbe stato assegnato prima dell’aggiudicazione della gara e senza le corrette autorizzazioni, anche perché la necessità dei soggetti implicati era di partire in fretta con le operazioni di gestione dei rifiuti. Le procedure di verifica della commissione giudicatrice di Sapna erano una formalità: nei fatti il bando era stato assegnato in anticipo ai soggetti vincitori.

La ricostruzione dei carabinieri è adesso al vaglio della Procura, che lavora per trovare ulteriori riscontri alle ipotesi investigative.

www.affaritaliani.it – 10 dicembre 2018

Imola Oggi

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