No allo stigma psichiatrico: Meno Pregiudizio e più Salute!!!

STOP THE STIGMA Veronica 200

L’articolo  di questo mese parla di un argomento a me molto caro: la lotta allo scardine dello stigma psichiatrico. Ormai sono già alcuni anni che con amici e colleghi con cui lavoro che sono: Alfredo Bisogno, Giuseppe Galdi, Giuseppe Vitolo, Francesco Petti, che promuoviamo campagne di sensibilizzazione su questa tematica partendo da questo principio:

Se c’è meno Meno pregiudizio c’è  più salute!

Nell’ambito della salute mentale, la parola stigma viene usata comunemente come sinonimo di marchio, segno distintivo in riferimento alla disapprovazione sociale di alcune caratteristiche personali. Questa accezione di giudizio, o meglio di pregiudizio, nei confronti della malattia psichiatrica è diffusamente presente anche al giorno d’oggi, come se soffrire di depressione o  di schizofrenia fosse una colpa, un motivo di vergogna, un peccato da espiare con severe punizioni (ai tempi dei greci la follia era vista come punizione divina, curabile con pratiche spirituali o religiose). Alla base di questi atteggiamenti c’è quasi sempre qualche tipo di paura nei confronti del malato di mente.

La prima è senza dubbio la paura dell’aggressività

Tra i fattori di rischio del comportamento aggressivo nei malati psichiatrici gravi ci sono l’abuso di sostanze (in aumento in tutta la popolazione) e la mancata assunzione delle terapie farmacologiche. Lo stigma influenza negativamente la corretta assunzione delle terapie, in quanto se l’opinione comune è che assumere psicofarmaci sia qualcosa di vergognoso, che riduce a zombie, che cambia la personalità, che non porta benefici, è chiaro che si cerca di evitarli. E’ come se qualcuno mettesse in giro la voce che i farmaci per il diabete o per l’ipertensione fanno male e vanno evitati, sicuramente qualche diabetico o iperteso smetterebbe di assumerli. Se usati in modo corretto e razionale invece gli psicofarmaci possono dare risultati molto positivi, soprattutto se associati a trattamenti psicologici o riabilitativi. In questo caso il pregiudizio è nato da un uso sbagliato o esagerato delle cure psichiatriche nel passato, in un’epoca in cui non c’era tutta la gamma farmacologica che oggi si ha fortunatamente a disposizione.

La seconda paura più profonda e spesso inconsapevole, è quella di una sorta di “contagio”

Paura di essere contagiati nello stare vicino al malato psichiatrico. Questo timore è frutto dell’ignoranza e spesso dell’insicurezza: solo chi non conosce bene se stesso e soprattutto le parti più fragili di sé può essere terrorizzato dall’incontro con un altro ritenuto diverso e imprevedibile.

Lo stigma aliena il malato espropriandolo dal suo essere persona unica, lo estrania facendolo sentire “altro” rispetto al sano e spesso lo allontana dai contesti di vita attiva (famiglia, lavoro, comunità). Lo stigma impedisce di vedere oltre la definizione totalizzante di malato l’intelligenza, gli affetti, i talenti, le passioni, l’ironia e tutte le qualità presenti nelle persone affette da malattia psichica. La punizione principale inflitta ai malati psichiatrici è stata storicamente la reclusione in strutture manicomiali, chiuse in Italia grazie alla famosa legge Basaglia del 1978.

Fortunatamente oggi i manicomi sono chiusi, ma la tendenza alla stigmatizzazione e a una sorta di evitamento del malato di mente è ancora molto presente nella nostra società. L’Isola dei Folli è stata sostituita dall’Isola di Mento, cioè l’isolamento, il dramma peggiore, a mio avviso, che vivono i malati psichiatrici gravi.Quando manca un solido supporto famigliare o una rete sociale, il malato si trova solo con la propria malattia, destinata a peggiorare anche per via dell’isolamento.

Chi combatte contro lo stigma oggi in Italia?

Ci sono associazioni di familiari di pazienti, gruppi di sensibilizzazione, rare trasmissioni televisive e poi c’è l’arte. L’arte è sempre stata vicino alla follia, rappresentando a volte una finestra per la società, sia attraverso le opere di celebri artisti affetti da malattie psichiatriche (pittori come Ligabue, van Gogh, Modigliani e moltissimi altri; musicisti come Beethoven, Coltrane, Parker, Kobain, ) sia più recentemente con il coinvolgimento di malati psichiatrici in progetti creativi. Quando il genio incontra la follia, il risultato è spesso l’immortalità (in senso artistico chiaramente).

E  da qui cheL’associazione Culturale MELISMA  e  l’ASL SALERNO DSM area Nord U.O. SALUTE MENTALE CAVA DE’ TIRRENI-COSTA D’AMALFI, nell’ambito del progetti del “Laboratorio di Teatro Espressivo” ha pensato di promuovere  La Compagnia Teatro “Senza Rete”, nell’ambizioso progetto di produrre un film (mediometraggio) con l’aiuto e la collaborazione partecipata di Associazioni, persone interessate, soggetti privati, per promuovere la campagna “Mettiamoci la Faccia: Meno Pregiudizio e più Salute!!!

Il cinema, così come il teatro e l’arte in genere, aiuta a vedere la realtà con altri occhi, la trasforma, amplia gli orizzonti, attua un passaggio da una visione bidimensionale ad una tridimensionale, mettendo in gioco sentimenti, emozioni ed immagini.

Vogliamo, attraverso il lavoro di equipe, che è proprio del cinema, mettere in relazione persone con disturbi psichici con i soggetti partecipi della comunità locale per creare un’opportunità di incontro e di confronto, dove la conoscenza reciproca e la collaborazione diviene momento formativo per entrambi.

LA COMPAGNIA Teatro  “ Senza Rete”

La Compagnia Teatro “Senza Rete”, nasce qualche anno fa, nell’ambito della progettualità “Laboratorio di Teatro Espressivo” volto al reintegro delle abilità espressive e comunicative e all’inclusione sociale degli utenti dell’Unità Operativa di Salute Mentale (UOSM) di Cava de’Tirreni-Costa d’Amalfi del DSM area Nord dell’ASL Salerno, diretta dal dr. Alfredo Bisogno.

“Costruiamo ponti per unire realtà distanti tra loro dove la condivisione e lo scambio di idee e sentimenti sia alla base di un vivere insieme, sano ed umano”.

Dott.ssa Veronica Benincasa

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