MONUMENTALE CLASS ACTION CONTRO SEI CASE AUTOMOBILISTICHE

AUTO

Chrysler, Audi, Volkswagen, Hyundai e BMW hanno truccato dati sui consumi reali di carburante pubblicizzati nei loro modelli top di vendita.

NEW YORK (WSI) – Sei case costruttrici di automobili sono finite nell’occhio del ciclone, tra di esse vi sono due case automobilistiche coreane e quattro straniere, le quali sono finite tutte in una class action collettiva intentata nei loro confronti a causa di dati fuorvianti se non falsi sui consumi reali di carburante pubblicizzati nei loro modelli top di vendita.

Un gruppo di 1.785 acquirenti e possessori di automobili hanno infatti intentato causa presso il Distretto della Corte Centrale di Seoul nella giornata di Lunedì scorso, chiedendo vengano loro corrisposti tra 1.5 e 3 milioni di Won coreani (circa 1.490-2.960 Dollari USA rispettivamente) ognuno a copertura dei messaggi ingannatori veicolati nelle campagne pubblicitarie a proposito del livello dei consumi di carburante vantati negli spot.

Nel novero complessivo dei possessori auto 1.517, cioé circa l’85 per cento, sono possessori di automobili del Marchio Hyundai Motor, modello Santa Fe Veicolo Sport Utility mentre 234 sono possessori del modello Korando Sports del Marchio automobilistico Ssangyong Motor. Quattro degli altri modelli stranieri sono l’Audi A4 2.0 TDI, Volkswagen Tiguan 2.0 TDI, Chrysler Jeep Grand Cherokee e BMW Mini Cooper Countryman.

«Queste Compagnie automobilistiche hanno fuorviato i consumatori nello scegliere i veicoli di differente qualità e pagando costi per il carburante più alti di quanto promesso», ha affermato Kim Woong, uno dei legali firmatari della class action. «Sono così stati sottoposti a frode, messaggio ingannevole e mancato rispetto della garanzia». Secondo il legale, circa 3.000 consumatori hanno espresso la loro intenzione di presentare denuncia e già un numeroso lotto di querelanti ha visto i propri documenti già pronti così come le loro carte legali. »Continueremo a raggruppare denunce fino al giorno 24 Agosto, data che abbiamo scelto come limite ultimo per la presentazione delle istanze e delle querele», ha aggiunto il legale.

A Febbraio un gruppo di consumatori ha lanciato un’azione legale contro la Hyundai sulle distanze sovradimensionate. Ma a quel tempo la Corte ha rigettato l’istanza presentata dai consumatori. La nuova istanza è stata sollecitata da recenti test governativi che hanno rilevato le discrepanze tra i tassi affermati e quelli reali nei consumi di energia relativi a sei modelli d automobili. Il 26 Giugno, il Ministero del Territorio, Infrastrutture e Trasporti ha deciso di imporre 1 miliardo di Won e 200 milioni di Won in multe su Hyundai e Ssangyong rispettivamente per la veicolazione inaccurata di dati sui tassi di consumi di propellente sui loro modelli di SUV. Lo stesso giorno, il Ministero per il Commercio, l’Industria e l’Energia ha confermato che le discrepanze tra quanto asserito e le reali distanze coperte dalle due auto coreane erano all’interno del livello consentito del 5 per cento. Ma il Ministero per l’Industria ha affermato che avrebbe comminato sanzioni a quattro case automobilistiche straniere per aver esagerato sui tassi di consumo di propellente. Sulla base delle loro vendite di auto, ogni Casa costruttrice automobilistica si stima debba affrontare multe e sanzioni per un controvalore tra 3 e 4 milioni di Won.

I differenti risultati nei test hanno creato parecchie controversie tra le Case Automobilistiche, sebbene il Governo abbia comunque deciso che in futuro, attraverso il Ministero dei Trasporti, potrebbe prendere proprie iniziative proprio in merito alla definizione ed applicazione di test automobilistici. «Spiegheremo pienamente le nostre posizioni innanzi alla Corte», ha affermato un esponente ufficiale della Hyundai a proposito della nuova class action popolare presentata sulle discrepanze tra quanto vantato in termini di risparmio sui consumi di propellente e quanto, invece, attestato dai test sui consumi reali poi effettivamente riscontrati.

In base ai dati riscontrati, ad un occhio europeo, potrà sembrare tutto sovradimensionato, visto che le discrepanze spesso riscontrate tra i consumi dichiarati e quanto effettivamente coperto in termini di distanza nel nostro Continente sono ben maggiori rispetto a quanto contestato ai Marchi Kya e Hyundai in questo caso, siamo nell’ordine di uno-due miglia per gallone cioé 0,4-0,9 Km al litro. In ogni caso, le due case automobilistiche –prima di verificare quel che accadrà presso la Corte in fase di valutazione in Aula- hanno deciso di colmare le lacune, spiegando che si tratta di scarti minimi sottostimati –a loro giudizio- nella applicazione dei test di valutazione applicati all’interno dei processi di costruzione. E che quindi, sarà sufficiente agli acquirenti presentarsi presso il rivenditore dove il loro modello di auto è stato acquistato e chiedere il rimborso della differenza nei consumi di propellente dal momento dell’acquisto dell’auto stessa.

Ora è tutto nelle mani della Corte dell’Ohio, secondo gli esperti del settore sono in ballo circa 10 milioni di Dollari USA in termini di danni potenziali. Ma quello che le Case Automobilistiche temono di più non è tanto quel che sarà pronunciato definitivamente all’interno della Corte, quanto piuttosto tutto quello che deriverà –in negativo- in termini di immagine e affidabilità. Tant’è vero che i titoli del Gruppo, in Borsa, hanno già evidenziato forti perdite. E l’emorragia sembra non essere destinata a terminare a breve. Creare una ferita nella propria immagine cioé nella propria credibilità nei confronti dei consumatori ed acquirenti è un atto particolarmente grave e difficile da digerire, da tutto questo non può che derivare un danno altrettanto grande alle stesse imprese costruttrici di automobili implicate in questo specifico caso che corre il rischio di essere –nel suo terreno- un precedente particolarmente spaventoso agli occhi dell’imprenditoria internazionale nel settore auto.

Secondo gli esperti legali dei movimenti dei consumatori e soprattutto quelli che rappresentano gli interessi degli automobilisti, gli esiti delle ricerche condotte dall’ICCT International Council On Clean Transportation ICCT International Council On Clean Transportation, sono un po’ come l’acqua calda. In Europa, cioé, sanno tutti he vi sono discrepanze tra quanto dichiarato dalle case automobilistiche ed i consumi reali.

Di solito le Case Automobilistiche vantano differenze di contesti, ambientali, di temperatura nello spiegare le differenze. Il perché delle differenze è presto detto: si tratta di trucchi. Peraltro permessi da una normativa in vigore dal 1980, la New European Driving Cycle NEDC che permette ai costruttori di utilizzare metodi più o meno legali per truccare un po’ i dati reali, soprattutto se si tratta di abbassare i livelli reali di consumo. E così, in fase di test, si spengono i fari, si mette a folle e non si usa il cambio, si spengono tutte le apparecchiature di bordo come i lettori, il navigatore e tutto ciò che assorbe energia, compreso il condizionatore d’aria. Mentre, però, in Europa un po’ ci si è adattati un po’ tutti sapendo benissimo che basta leggere una rivista specializzata e riscontrare le (a volta) notevoli differenze tra consumi ufficiali e quelli reali, negli satati Uniti si è particolarmente sensibili sulla parola “frode” e si è (parecchio) meno disponibili a sopportare che qualcuno ci sottoponga a vere e proprie truffe impunemente.

Il contenuto di questo articolo, pubblicato da Lindro – che ringraziamo – esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

FONTE: http://www.wallstreetitalia.com/article/1710757/monumentale-class-action-contro-sei-case-automobilistiche.aspx

di: Francesco Tortora | Pubblicato il 10 luglio 2014

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Inoltre, non richiede né percepisce contributi pubblici per l’editoria. Pertanto non può considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001.
error

Segui Faro Network sui social